Psicologia dello sviluppo tipico e atipico (Università telematica e-Campus)
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DOMANDE PSICOLOGIA SVILUPPO TIPICO E ATIPICO
D) quali sono i principi cardine del positivismo
Il positivismo si sviluppò nel corso del Settecento-Ottocento ed ebbe come cardini i seguenti principi:
• Esiste una realtà vera esterna
• E’ possibile scoprire nella realtà delle leggi meccaniche, che
consentono di fare previsioni sui fat
• La realtà può essere scoperta grazie al metodo sperimentale, il quale
garantisce neutralità all’osservatore e l’oggetvità della scoperta
Nei primi del Novecento venne messo in discussione il rigido determinismo delle leggi meccaniche postulato dal positivismo e la
pretesa di giungere alla conoscenza oggetva della realtà Si sviluppò così una nuova visione della scienza: il neopositivismo. Il
neopositivismo, di fatto, mantenne gli assunti del positivismo, come l’idea
che la conoscenza scientifica si basi sull’osservazione oggetva della realtà,
che può essere scoperta, ma della quale – dicono i neopositivisti a differenza
dei positivisti– non si potrà mai avere una conoscenza perfetta.
Tuttavia attraverso l’individuazione di leggi a partire dalle osservazioni, è
possibile formulare ipotesi e teorie, verificabili attraverso nuove osservazioni
e sperimentazioni, che porteranno alla formulazione di teorie generali
sempre più precise nel rispecchiare oggetvamente la realtà.
E’, quindi, possibile tendere all’oggetvità della conoscenza, tramite
l’accordo tra scienziati (e senza l’intervento della soggetvità, che distorce i
dati).
D) quali sono i principi cardine del costruttivismo
Alcuni filosofi della scienza (ad es. Quine, Kuhn, Popper) hanno mosso delle
critiche alla concezione neopositivista, evidenziando che non esiste una
conoscenza indipendente dalla teoria e dal soggetto conoscente.
Le visioni relativistiche (tra cui rientra, ad esempio, la visione del
costrutvismo) ha quindi ribaltato la prospetva sulla conoscenza,
rivalutando gli aspet soggetvi (inevitabilmente presenti nel conoscere la
realtà):
• Non è possibile una conoscenza oggetva della realtà
• La realtà non va scoperta, perché non è possibile distinguere il
soggetto che conosce dall’oggetto della conoscenza (entrambi
costituiscono la realtà conosciuta)
Per il costrutvismo ciò che conosciamo è una costruzione delle menti
umane.
Noi vediamo il mondo (i bambini, le persone) all’esterno di noi stessi, ma in
realtà ciò che vediamo sono le rappresentazioni che ci creiamo nell’incontro
con l’altro:
• Ciò che conosciamo della realtà è sempre una nostra
“rappresentazione” della realtà
• Soggetto conoscente e conosciuto, insieme, compongono la realtà
• Ciò che conosciamo non è qualcosa che scopriamo (cioè che esiste
già nella realtà), ma è una COSTRUZIONE della mente, del linguaggio,
della società.
• Ciascuno di noi ha un ruolo atvo nel conoscere: la propria
soggetvità influenza il processo della conoscenza
D) cosa mette in evidenza l’epistemologia della complessità
Ancora più recentemente (Morin, 1977; Bocchi, Ceruti, 1985) si è fatta
strada la cosiddetta epistemologia della complessità, che mette in luce
come la scienza sia giunta a considerare come non sia possibile
un’onniscienza, per cui perde di senso l’affannosa ricerca di:
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• leggi esplicative di tut i fenomeni, di conoscenze esaustive, di
certezze assolute _ si iniziano così a considerare i fenomeni nella
loro singolarità e irripetibilità
• relazioni lineari e prevedibili tra le variabili _ le relaziono sono non
lineari e probabilistiche
• un sapere è unitario e omogeneo _ in realtà il sapere è una rete di
modelli, dove è possibile la convivenza di punti di vista differenti (dal
momento che ogni vicenda conoscitiva è individuale).
Il soggetto costruisce di fatto la conoscenza in interazione con ciò che
conosce, in un preciso contesto socio-culturale. In quest’otca il processo di
conoscenza non è un accumularsi di informazioni (come lo era per i
positivisti), ma è un’organizzazione delle informazioni.
Parlare di complessità significa trascendere il dualismo soggetvo-oggetvo
per sostituirlo con il concetto di pertinenza delle conoscenze (e degli
strumenti conoscitivi), dal momento che ciascuno di noi può possedere più
prospetve (Stenger, 1985).
• Come è possibile conoscere?
La conoscenza emerge da un’interazione tra soggetto e oggetto.
Porre l’accento sull’interazione consente di mettere a fuoco il processo,
dove il soggetto conoscente acquisisce una conoscenza non solo emergente
dall’incontro con l’oggetto, ma anche relativa al proprio conoscere
D) La famiglia è un sistema che ha queste due tendenze contraddittorie:quali?
• tendenza omeostatica
• tendenza al cambiamento.
D) le teorie sistemiche hanno evidenziato che la comunicazione si basa su alcuni principi
:quali?
La comunicazione si basa su alcuni principi:
1) E’ impossibile non comunicare (persino rifiutarsi di comunicare è una forma di comunicazione)
2) Ogni comunicazione presenta due aspetti: il contenuto (livello esplicito) e il tipo di relazione tra soggetti (livello
implicito)
3) La natura della relazione tra soggetti che comunicano dipende dalla “punteggiatura della sequenza di eventi”: ogni
comunicazione ècome una sequenza ininterrotta di scambi comunicativi, ciascuno però adotta dei modelli (che
possono essere differenti da quelli dell’altro) di “punteggiatura”, ad esempio l’inizio di una conversazione dipende solo
da dove decidiamo di far iniziare la punteggiatura. Sulla base della punteggiatura il significato cambia. Ad esempio,
una mamma urla perché il figlio non riordina la stanza, ma cambiando la punteggiatura può diventare che il figlio non
riordina perché la mamma urla.
4) Esistono due modi di comunicare: la comunicazione digitale (il linguaggio stesso) e quella analogica (ciò che sta
attorno al linguaggio: intonazione,mimica, postura…)
5) Le interazioni tra persone possono essere basate sull’uguaglianza (interazioni simmetriche, in cui si tende a
minimizzare la differenza) o sulla differenza (interazioni complementari, in cui si tende a utilizzare la differenza nella
comunicazione).
In sintesi: l'impossibilità di non comunicare rende comunicativa qualsiasi situazione interpersonale. La comunicazione
avviene a un duplice livello, di contenuto e di relazione, e con un duplice linguaggio, digitale e analogico, che deve
essere continuamente tradotto. Durante l'interazione, che può essere caratterizzata dall'uguaglianza o dalla differenza,
i partecipanti avranno l'impressione di reagire alle azioni dell'altro e/o di provocarle. Questi principi hanno trovato
applicazione in campo clinico nelle teorie sistemiche, dove si studia la comunicazione all’interno della famiglia. E’ la
stessa comunicazione ad essere considerata patologica o meno e, quindi, a generare malessere o benessere nei
bambini (che si trovano all’interno di complesse interazioni) e nella famiglia.
D) descriva gli stadi di sviluppo secondo Piaget
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Per Piaget (1937) lo sviluppo procede per stadi:
•gli stadi hanno una successione invariabile
•le caratteristiche dello stadio precedente diventano parte integrante
delle strutture che si formano nello stadio successivo
•l’accesso a un nuovo stadio porta a una nuova forma di
organizzazione dei processi cognitivi.
Gli stadi individuati da Piaget sono:
- Stadio sensomotorio (0-2 anni)
- Stadio pre-operatorio (2-6 anni)
- Stadio delle operazioni concrete (7-11 anni)
- Stadio delle operazioni formali (da 11/12 anni)
D) a cosa fa riferimento la concezione di normalità in quanto media statica
La seconda definizione (normalità = media) fa riferimento alla curva gaussiana (che hai studiato in statistica, si tratta
della curva a forma
di “campana”, dove la media è rappresentata dalla parte più ampia al centro), ma in questo caso si dovrebbero
considerare patologici gli
individui molto alti o molto bassi (che stanno agli estremi della curva) o chi appartiene a partiti politici a cui poche
persone aderiscono e
così via, inoltre la normalità intesa come “la maggioranza delle persone fa così” è influenzata ampiamente dalla
cultura.
La psicologia dello sviluppo, come disciplina, fa spesso riferimento a questa definizione (non a caso si parla di “tipico” e
“atipico”).
D) la visione epistemologica del neo-positivismo
Il neopositivismo, di fatto, mantenne gli assunti del positivismo, come l’idea che la conoscenza scientifica si basi
sull’osservazione oggettiva della realtà, che può essere scoperta, ma della quale – dicono i neopositivisti a differenza
dei positivisti– non si potrà mai avere una conoscenza perfetta.
Tuttavia attraverso l’individuazione di leggi a partire dalle osservazioni, è possibile formulare ipotesi e teorie, verificabili
attraverso nuove osservazioni e sperimentazioni, che porteranno alla formulazione di teorie generali sempre più
precise nel rispecchiare oggettivamente la realtà. E’, quindi, possibile tendere all’oggettività della conoscenza, tramite
l’accordo tra scienziati (e senza l’intervento della soggettività, che distorce i dati).
D) descriva la prima fase di sviluppo dell’ attaccamento (0-2 mesi)
Prima fase (0-2 mesi): il bambino mette in atto comportamenti di attaccamento non intenzionali, né selettivi (es.,
pianto, sorriso endogeno,aggrapparsi).
D) descriva la seconda fase di sviluppo dell’ attaccamento (2-6 mesi)
Seconda fase (2-6 mesi): il bambino mette in atto comportamenti di attaccamento verso una o più precise persone,
specialmente la madre.
D) descriva la terza fase di sviluppo dell’ attaccamento (6-18 mesi)
Terza fase (6-18 mesi): il bambino mantiene la vicinanza con la madre e piange se si allontana; compaiono la protesta
alla separazione e l’ansia da separazione: si è strutturato un legame di attaccamento vero e proprio. Il bambino può
così permettersi di esplorare l’ambiente, utilizzando la madre come base sicura.
D) descriva la quarta fase di sviluppo dell’ attaccamento dopo i 18 mesi)
Quarta fase (dai 18 mesi): la relazione è reciproca e ha lo scopo comune di darsi conforto e mantenere la vicinanza. Se
fino a questo momento era la madre a darsi da fare per mantenersi disponibile al bambino, ora la relazione è più
propriamente bidirezionale e anche il bambino si adatta alle necessità materne.
In questo periodo può tollerare la lontananza dalla madre, grazie alle conquiste cognitive, specialmente alla capacità di
rappresentarsi
mentalmente gli eventi. E’ proprio grazie alla capacità di rappresentazione mentale che in questo periodo si formano i
“modelli operativi interni” (internal working model).
Si tratta di rappresentazioni mentali di sé e della figura di attaccamento, basati su modelli ripetuti di esperienze
relazionali con la madre.
La rappresentazioni, che inizialmente sono riferite solo alla figura di accudimento, vengono poi generalizzate e
diventano un modello su “come solitamente funzionano le cose nella mia relazione col mondo”, che consente al
bambino di predire i comportamenti e di mettersi in relazione con gli altri, sulla base delle sue esperienze relazionali.
D) da quali studi etologici ha preso spunt la teoria di BOLWBY
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