Appunti - Alcibiade
Alcibiade (AFI: [alʧiˈbiade][1]), glio di Clinia del demo di Scambonide (in
greco antico: Ἀλκιβιάδης, Alkibiádēs, pronuncia: [alkibiˈadɛːs]; Atene, 450
a.C. – Frigia, 404 a.C.) è stato un militare e politico ateniese. Oratore e
statista di altissimo livello, fu l'ultimo membro di spicco degli Alcmeonidi, il
clan aristocratico a cui apparteneva la famiglia di sua madre, poi decaduto
con la ne della guerra del Peloponneso. Svolse un ruolo importante nella
seconda parte di questo con itto, come consigliere strategico, comandante
militare e politico.
Durante la guerra del Peloponneso, Alcibiade cambiò più volte il proprio
partito politico: nella natia Atene, dal 420 al 410 a.C. fu fautore di
un'aggressiva politica estera impegnandosi nell'organizzazione della
spedizione ateniese in Sicilia, ma passò dalla parte di Sparta quando i suoi
oppositori politici lo accusarono del sacrilegio delle erme. A Sparta propose e
supervisionò importanti campagne militari contro la sua città natale. Cacciato
anche da Sparta, però, fu obbligato a rifugiarsi in Persia, dove divenne
consigliere del satrapo Tissaferne nché i suoi sostenitori politici ateniesi non
gli chiesero di tornare. Fu poi generale ad Atene per diversi anni, ma i suoi
nemici riuscirono a farlo esiliare una seconda volta.
A detta di molti storici, se avesse potuto comandare la spedizione in Sicilia da
lui progettata (guidata invece da Nicia), l'operazione non sarebbe terminata
con la disastrosa disfatta degli Ateniesi.[2] Negli anni passati a Sparta,
Alcibiade ebbe un ruolo determinante nella caduta di Atene: l'occupazione
permanente della città di Decelea e le rivolte di molti territori sotto il controllo
di Atene furono da lui consigliate o supervisionate. Una volta tornato alla sua
città natale, comunque, ebbe un ruolo cruciale in una successione di vittorie
ateniesi che forse avrebbero costretto Sparta alla pace.
Alcibiade favorì tattiche anticonvenzionali, spesso assoggettando città con
l'inganno, proponendo negoziati, utilizzando l'arte militare poliorcetica solo in
casi estremi.[3] Le qualità politiche e militari di Alcibiade furono spesso utili agli
Stati che bene ciarono dei suoi servigi, ma la sua propensione a inimicarsi i
potenti gli impedì di rimanere a lungo in uno stesso luogo e, alla ne della
guerra, i giorni in cui aveva avuto un ruolo politico importante divennero solo
un lontano ricordo.
Indice
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, B1 G A C C1 A1 S1 A1 I R1 N1 R1 B1 U R1 R1 S1 U1 M C C S A R N B V A
1 1 1 1 1 1 2 2 2
i e l a a . s . p . S. n i . e . i . a . lt it . it . c . lt . o o a u b if o i o lt
. . . . . . 2. . . 3 4 5 6 7 8
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Collegamenti esterniBiografia[modi ca | modi ca wikitesto]
Genealogia e tutori[modi ca | modi ca wikitesto]
Socrate istruisce Alcibiade nella casa di Aspasia, dipinto di Jean-Léon Gérôme, 1861
Alcibiade era glio di Clinia, che faceva risalire il proprio lignaggio no a
Eurisace e ad Aiace Telamonio, e di Dinomaca, glia di Megacle V.[4][5]
Alcibiade, per parte di madre, apparteneva quindi alla potente famiglia degli
Alcmeonidi, dato che Pericle e suo fratello Arifrone erano cugini di Dinomaca,
poiché il nonno di quest'ultima e il loro nonno materno erano fratelli, entrambi
gli di Megacle e Agariste di Sicione.[6] Suo nonno materno, chiamato
anch'egli Alcibiade, era amico di Clistene, il riformatore della costituzione
ateniese alla ne del VI secolo a.C.[7]
Dopo la morte di Clinia, avvenuta nella battaglia di Coronea (447 a.C.),
Pericle e Arifrone divennero i suoi tutori.[8] Secondo Plutarco Alcibiade ebbe
molti insegnanti famosi, tra cui Socrate,[9] e fu ben istruito nella retorica; in
contrasto con questo resoconto, Isocrate afferma che Alcibiade non fu mai
allievo di Socrate,[10] ma soltanto di Pericle,[11] e aggiunge che il suo presunto
legame con Socrate fu creato per screditare quest'ultimo.
Alcibiade e Socrate[modi ca | modi ca wikitesto]
Il rapporto tra Alcibiade e Socrate è spunto di dispute marcate, dovute
principalmente alla discordanza nei resoconti di Platone, rinvigoriti dagli scritti
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, di Plutarco, e quelle di Senofonte e Isocrate. La letteratura dell'epoca, specie
quella "socratica", dedicò ampio spazio alla gura di Alcibiade, che infatti è
protagonista di due dialoghi di Platone (Alcibiade primo e Alcibiade secondo)
e ha un ruolo importante nel Simposio; anche nel Protagora e nel Gorgia
viene evocata la sua relazione con Socrate. È protagonista di altri dialoghi
composti da Euclide di Megara, Fedone di Elide, Eschine di Sfetto e
Antistene. L'interesse dei socratici nei suoi confronti è conseguenza del suo
stretto rapporto con il maestro, di cui sarebbe stato allievo prediletto e
amante.
Secondo Senofonte il legame tra i due personaggi sarebbe stato tanto
profondo da venire considerato una delle cause della condanna del losofo
nel 399 a.C.: Socrate sarebbe stato ritenuto responsabile dei misfatti
commessi da individui come Alcibiade e Crizia, ritenuti suoi allievi, le cui
azioni sarebbero state condizionate dai suoi insegnamenti immorali.
«E tuttavia, così diceva l'accusatore, Crizia e Alcibiade, che sono stati in
familiarità con Socrate, fecero danni gravissimi alla città. Infatti Crizia fu il
(Senofonte, Memorabili, I, 2, 12)
Con questi dialoghi, quindi, i discepoli del losofo avrebbero tentato di
difendere l'operato del maestro, cercando da un lato di motivare il suo
legame con questi personaggi, dall'altro di giusti care il fallimento dei suoi
insegnamenti. Tuttavia, uno studio delle fonti coeve alle vite di entrambi
presenta una situazione inaspettata: nei testi di Tucidide non si accenna al
legame tra Alcibiade e Socrate, mentre le orazioni Contro Alcibiade dello
Pseudo-Andocide, Sulla biga di Isocrate e Contro Alcibiade per diserzione di
Lisia non alludono al losofo. Anche Aristofane, riferendosi ad Alcibiade, non
lo mette mai in relazione a Socrate.[12]
Plutarco scrive che Alcibiade ebbe una relazione particolarmente stretta con
Socrate,[13][14] tanto che Alcibiade "temeva e riveriva solo Socrate, mentre
disprezzava il resto dei suoi ammiratori".[15] Plutarco afferma anche che "tutti
si meravigliavano a vederlo dividere i pasti con Socrate, a esercitarsi con lui
nella lotta e ad accoglierlo nella sua tenda".[16]
Alcibiade prese parte alla battaglia di Potidea (432 a.C.), dove Platone dice
che Socrate gli abbia salvato la vita,[17] e di nuovo nella battaglia di Delio (424
a.C.). Infatti, Plutarco e Platone concordano sul fatto che Alcibiade "fu soldato
nella campagna di Potidea con Socrate, suo compagno di tenda e di azione"
e che "quando fu ferito, fu Socrate a rialzarlo e difenderlo";[18][19] nonostante
ciò, Antistene sostiene che Alcibiade fu salvato da Socrate a Delio, e non a
Potidea.[20] Plutarco invece narra come a Delio, con gli Ateniesi in rotta,
Alcibiade fece da scorta e difese il losofo.[21]
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