Riassunto - Autismo. Indagini sullo sviluppo mentale -
Sviluppo neurocognitivo tipico e atipico
Sviluppo neurocognitivo tipico e atipico (Università degli Studi di Trento)
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AUTISMO
Indagini sullo sviluppo mentale
Capitolo primo
Che cos’è l’autismo
1. Fatti, teorie e metodi di ricerca
• Sono state confutate le ipotesi secondo le quali l’autismo è causato da un
comportamento inadeguato della madre;
• Sono state dimostrate le origini genetiche del disturbo;
• Sono state chiarite peculiarità in ambito cognitivo, emotivo e percettivo;
• Sono stati inventati strumenti utili alla diagnosi precoce e alla valutazione della
gravità del disturbo;
• È stato controllato sperimentalmente l’effetto di varie tecniche di intervento
educativo.
Non è ancora chiaro quali fattori ambientali possano contribuire all’insorgere del disturbo o
influenzarne il decorso. Non si conoscono ancora cure la cui efficacia sia rigorosamente
dimostrata. Non sono stati identificati i geni responsabili del disturbo; l’identificazione delle sue
basi neurali è solo agli inizi.
2. Origine del termine autismo
L’autismo è un disturbo dello sviluppo mentale dovuto ad una patologia dell’ontogenesi del
sistema nervoso centrale. Il termine «autismo» venne inventato da Eugen Bleuler, il quale
chiamava «chiusura autistica» la difficoltà di relazione sociale delle persone colpite da
schizofrenia. I primi a ipotizzare l’esistenza di una «sindrome autistica» furono Leo Kanner
(USA) e Hans Asperger (Vienna). La sindrome di Asperger e l’autismo sono parte di una serie
di disturbi che nei paesi di lingua inglese vengono chiamati Autistic Spectrum Disorders, cioè
Disturbi dello spettro Autistico (DSA).
3. Le prime ipotesi
Kanner propone nove caratteristiche fondamentali per la sindrome autistica: 1) peculiarità
nelle relazioni sociali, 2) disturbi del linguaggio, 3) buone capacità di memoria e
apprendimento, 4) disturbi dell’alimentazione, 5) reazioni emotive eccessive, 6) aderenza alle
routine, 7) buone relazioni con gli oggetti fisici, 8) impaccio motorio e 9) provenienza da
genitori intellettualmente dotati. Alcune di queste caratteristiche hanno trovato conferma nelle
successive indagini. Altre sono considerate ora disturbi associati all’autismo, ma non centrali
per la diagnosi. Per altre infine l’associazione con l’autismo è stata invalidata dalle ricerche.
1) Incapacità di relazione sociale. Secondo Kanner questo è il disturbo fondamentale
dell’autismo. Sin dalla nascita il bambino manifesta un’estrema «solitudine autistica».
2) Abilità linguistica sviluppata con ritardo e senza funzioni comunicative. I bambini non
usano il linguaggio per veicolare significati. Parole e frasi vengono ripetute letteralmente
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(ecolalia), senza legami con l’interlocutore o con il contesto. Questo vale anche per l’uso di
pronomi personali di prima e seconda persona singolare, che vengono ripetuti come vengono
sentiti (es. madre: «ora ti darò il latte», il bambino esprime il desiderio di latte utilizzando le
stesse parole).
3) Buone potenzialità cognitive e di memoria. Il linguaggio viene deviato verso un
esercizio di memoria semanticamente e comunicativamente privo di valore attraverso la
capacità dei bambini di apprendere tramite la semplice ripetizione.
4) Disturbi dell’alimentazione. Presenti fin dalla nascita e talvolta così gravi da
richiedere la somministrazione coatta del cibo. Kanner interpreta questi disturbi come un
tentativo di tenere fuori il mondo e impedire qualsiasi intrusione all’esterno.
5) Panico per rumori e per oggetti in movimento. Questi attacchi non sembravano
dovuti all’intensità del rumore, poiché talvolta il medesimo bambino provava piacere nel
produrre rumori altrettanto intensi.
6) Ripetitività monotona. I bambini hanno un desiderio ansioso e ossessivo per
mantenere delle cose immutate. Il cambiamento provoca disagio, terrore, panico.
7) Buone «relazioni con oggetti inanimati». Il bambino non teme l’intrusione di oggetti
inanimati nel suo mondo se questi non mutano apparenza e posizione. Anzi, possono dare
molto piacere ai bambini autistici quando si adattano ad un uso preferenziale, ad esempio
quello di farli ruotare su se stessi. Secondo Kanner il fervore estatico che accompagna questi
gesti indica una «gratificazione orgasmica».
8) Fisico normale, impaccio motorio. Le capacità di manipolazione e prensione paiono
intatte. Alcuni dei bambini osservati però erano impacciati nell’andatura, nella coordinazione
motoria e nella regolazione della postura.
9) Appartenenza a famiglie intelligenti. Kanner nota che tutti i bambini da lui esaminati
provenivano da «famiglie molto intelligenti» (padri e madri laureati).
Alcune ipotesi iniziali sono state falsificate dalla ricerca scientifica. Ad esempio, non è vero che
esiste una relazione fra autismo e intelligenza dei genitori; anche l’affermazione che la
maggior parte dei bambini autistici abbiano buone potenzialità cognitive è stata confutata
empiricamente (più del 70% presenta ritardo mentale).
Infine, non c’è, a tutt’oggi, alcuna conferma dell’ipotesi che il comportamento «ritirato» dei
bambini serva a sbarrare le intrusioni del mondo esterno nel mondo interno.
Sembra però che Kanner avesse ragione nel proporre che il disturbo si a congenito, anche se
spesso non è manifesto alla nascita.
4. La diffusione
Vari studi condotti in Gran Bretagna, Stati Uniti, nei paesi scandinavi e in Giappone hanno
trovato un’incidenza di circa 2 casi per 10.000. considerando tutte le forme di DSA nei bambini
di età inferiore a cinque anni, è stata trovata un’incidenza dell’8,3 per 10.000.
Il disturbo è molto più frequente nei maschi che nelle femmine con una proporzione di circa
4:1. Studi condotti in Gran Bretagna hanno trovato una maggiore incidenza nelle famiglie
provenienti da paesi asiatici e centroamericani. Le differenze etniche potrebbero derivare da
fattori legati all’esperienza di immigrazione.
5. La ricerca delle cause
L’origine genetica di molti casi di DSA è ormai indubitabile, tuttavia non sono stati ancora
individuati i geni coinvolti.
Per quanto riguarda le cause psicologiche, le spiegazioni individuano problemi nell’elaborazione
delle informazioni che danno origine alle difficoltà comportamentali.
Per quanto concerne quelle biologiche, le risposte date a questo livello individuano le basi
neurali e genetiche delle funzioni e disfunzioni mentali. I livelli di spiegazione psicologico e
biologico non si escludono a vicenda.
Le cause evolutive sono quelle che determinano le devianze del processo ontogenetico. Esempi
di cause evolutive biologiche sono l’infezione virale, o l’anomalia genetica, mentre a livello
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